Differenze fra api da miele e api solitarie

    Conosci le differenze fra api da miele e api selvatiche? Le più famose sono sicuramente le api da miele, ma non sono le uniche. Sono tantissime le api selvatiche o solitarie che volano di fiore in fiore alla ricerca di polline e nettare. Vediamo insieme le differenze!
    Differenze fra api da miele e api solitarie

    PROTEGGIAMO LE API

    Le api da miele

    Le api da miele più diffuse in Italia sono le famose ligustiche. Possiamo dire che le api ligustiche sono le api italiane autoctone e sono anche quelle più allevate nella nostra penisola. Ci sono però anche altre sottospecie che vengono allevate dai nostri apicoltori. Ricordiamo, ad esempio, la carnica, l’ape nera e l’ape nera sicula. Queste api da miele differiscono per molti aspetti, come la genetica, il colore, la dimensione e il comportamento. Tuttavia, hanno anche molti aspetti in comune, come l’essere gregarie, costituire un alveare e produrre miele. Proprio questi sono i tratti che le differenziano maggiormente dalle api solitarie.

    Natura gregaria

    Le api da miele sono gregarie, sociali. Costituiscono dunque un alveare con una struttura gerarchica ben definita. Questo è molto significativo e ha spinto gli studiosi a parlare di un super-organismo alveare. La singola ape perde di importanza in confronto all’intera famiglia e al suo benessere. Sono la sopravvivenza dell’alveare e il suo buon funzionamento che contano davvero. L’alveare è poi una vera e propria costruzione fatta dalle api stesse. Utilizzando il miele, producono scaglie di cera che poi modellano per costruire le cellette dei favi.

    Una struttura ben precisa

    L’alveare è suddiviso in 3 caste: ape regina, api operaie e fuchi. L’ape regina è l’unica ape femmina feconda all’interno dell’alveare, ovvero l’unica in grado di deporre uova. Dalle uova fecondate nasceranno api operaie, mentre da quelle non fecondate vedranno la luce i fuchi. Tutte le api operaie sono sterili e svolgono ruoli precisi in base alla loro età o alle specifiche esigenze dell’alveare. I fuchi, i maschi delle api, vengono allevati durante la bella stagione per consentire la fecondazione di nuove api regine.

    Ciclo di vita dell’alveare

    Il ciclo di vita dell’alveare è particolarissimo, unico nel suo genere. Durante la stagione primaverile, l’alveare si prepara per la stagione produttiva. La regina riprende con l’ovodeposizione e vengono allevate nuove api e nuovi fuchi. Il tempo di sviluppo dell’uovo dipende da quale ape nascerà: 16 giorni per una nuova regina, 21 giorni per le api operaie e 24 giorni per i fuchi. Con l’arrivo della primavera, la famiglia cresce vertiginosamente, fino a contare anche 60.000 esemplari! Tutta questa forza lavoro è impiegata nella raccolta di polline e nettare. Questo nutrimento serve sia per allevare le nuove leve sia per le future scorte invernali. Con l’arrivo dell’autunno, il numero di api diminuisce, i fuchi vengono allontanati dall’alveare e progressivamente l’attività rallenta. Con l’arrivo del freddo, la regina smette di deporre e la famiglia entra in una fase di quiescenza.

    Produzione di miele

    Le api sono soprattutto famose per la produzione di miele. Sono infatti gli unici insetti che producono un alimento consumabile dall’uomo. Il miele viene prodotto dal nettare raccolto dai fiori e depositato dalle api nelle cellette che costituiscono i favi dell’alveare. Questo miele viene poi deumidificato dalle api stesse fino al raggiungimento del giusto livello di umidità. A quel punto, la celletta viene sigillata con uno strano di cera, in attesa di essere riaperta per prelevare il miele.

    L’intervento dell’apicoltore

    Si può dire che le api da miele non siano più presenti in natura. Sostanzialmente, la presenza e l’intervento dell’apicoltore è fondamentale. L’apicoltore si occupa della cura dell’alveare in ogni stagione dell’anno. Si occupa dei trattamenti anti-varroa, indispensabili per la sopravvivenza delle api. In situazioni di scarsità di fonti di nutrimento, l’apicoltore intervenire per evitare la morte dell’intera colonia. L’apicoltore interviene quindi in tutte quelle situazioni anomale o di pericolo per l’alveare, diventando una figura indispensabile per la sopravvivenza delle api da miele e del loro benessere.

    Le api solitarie

    Le api solitarie si differenziamo molto dalle api da miele, anche se appartengono alla stessa superfamiglia. Con questo termine si identificano tutte le specie di Apoidei ad esclusione dell’ape mellifera, che è la nostra ape da miele. Come ci suggerisce il nome, la maggior parte di queste api è solitaria, anche se si conoscono alcuni esempi di organizzazione sociale. Questa, tuttavia, non raggiunge i livelli di complessità e grandezza delle api da miele. Alcune api solitarie, infatti, vivono in piccole aggregazioni e possono formare piccole comunità.

    Costruzione del nido

    Un’altra grande differenza è rappresentata dal nido in cui depongono le uova e allevano le future api. In questo caso parliamo di veri e propri nidi e non di alveari. Molte api solitarie nidificano in buchi nel legno, fatti anche da altri insetti o da loro stesse. Altre, invece, scavano gallerie nel terreno. Generalmente, ogni femmina può costruire più nidi. Il tempo che l’uovo impiega per maturare e diventare un esemplare adulto varia da specie a specie. Alcuni, infatti, nascono durante la stessa stagione, mentre altri passano l’inverno all’interno del nido per poi emergerne in primavera.

    Non solo una regina

    Come abbiamo detto, una femmina può costruire e popolare più nidi. Anche questo è un aspetto peculiare di queste api. Ogni femmina è infatti fertile e può quindi deporre uova e dare vita a nuove api. Anche se in alcuni casi possiamo assistere alla condivisione dello stesso nido, ogni ape si occupa del nutrimento delle proprie larve. Una volta terminato il proprio compito, al termine della bella stagione, le api muoiono, lasciando le larve nel nido ad affrontare l’inverno.

    Nutrimento e impollinazione

    Anche le api solitarie, così come le api da miele, si nutrono di polline e nettare. A differenza di queste ultime, però, visitano solo alcune specie o generi di piante. Questo accade perché le ligule delle api solitarie presentano diversa lunghezza in base alle specie considerate. Un’altra motivazione di questa “selezione” la troviamo, ad esempio, in una vista più sviluppata in alcune specie rispetto ad altre. In questo modo possono volare all’alba e prima del tramonto per bottinare anche i fiori che si schiudono in questi particolari momenti della giornata. Per questo motivo l’attività di impollinazione delle api solitarie è complementare a quella delle api da miele. Il visitare solo alcune specie di fiori, però, le rende anche molto più delicate e fragili rispetto alle api mellifere.

    L’Osmia Rufa, un’ape solitaria

    Tra le api solitarie più famose, sicuramente possiamo ricordare l’Osmia Rufa, della famiglia delle megachilidi. Questa osmia, lunga generalmente 10-12mm, ha un corpo bruno-rossastro, ricoperto da una fitta peluria nera. Diffusa in tutta Europa, l'Osmia Rufa ha dei gusti molto bizzarri riguardo ai luoghi di costruzione dei propri nidi. Volete sapere giusto qualche esempio? Tra i vari e particolari luoghi, ci sono anche Serrature e tubi di scappamento dei motorini!

    Le iniziative di 3Bee

    Gli impollinatori sono tanti e dicersi tra loro. Tuttavia ci sono nemici comuni: i cambiamenti climatici, l’abuso di agro farmaci e l’impoverimento degli habitat, giusto per citarne alcuni, sono fattori che stanno mettendo in pericolo la biodiversità degli impollinatori. Noi di 3Bee da anni siamo impegnati allo studio e tutela di tutti gli impollinatori. Per le api solitarie abbiamo lanciato MyPolly, la casetta sostenibile per Osmie Rufe, ovvero una casetta ideata apposta per le Osmie Rufe. È possibile installarla in giardino o in balcone: le api solitarie sono innocue e non pungono. Infine nel 2018 nasce il primo progetto di studio sull'ape mellifera come bioindicatore, il progetto prende il nome di “Adotta un alveare 3Bee. Tramite sofisticati sistemi possiamo monitorare e studiare il comportamento dell'alveare e correlarlo con la salute della biodiversità che lo circonda.

    Di Elena Fraccaro30 settembre 2021
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