Api “Solitarie” Ma “Socievoli”: La Scoperta Di UniPadova

    Api “solitarie”, ma “socievoli”! È questa l’incredibile scoperta dei ricercatori dell’Università di Padova che hanno rivelato come le api solitarie utilizzano le informazioni di specie di api diverse con le quali condividono lo stesso habitat naturale.

    PROTEGGIAMO LE API

    Api da miele ma non solo!

    Conosciamo ormai bene l’importanza dell’ape mellifera, che svolge un ruolo fondamentale come impollinatore. Grazie a questa preziosa attività, infatti, è di vitale importanza per la preservazione della biodiversità e per la produzione di beni primari per l’uomo, come frutta, verdura e carne. Come altre specie di impollinatori (farfalle e moscerini), la loro esistenza è in forte pericolo a causa dei cambiamenti climatici, delle malattie e dell’utilizzo massivo e sconsiderato di pesticidi nella produzione agroalimentare. Nei precedenti articoli abbiamo anche visto cosa possiamo fare di concreto, anche noi nel nostro piccolo, per proteggere le api dal pericolo di estinzione e aiutare gli apicoltori nel loro duro lavoro a protezione delle api. Nonostante l’attenzione scientifica e pubblica sia concentrata sulle api da miele, un ruolo altrettanto fondamentale è svolto dalle oltre 20.000 specie esistenti di api selvatiche.

    Le api solitarie e la ricerca dell'Università di Padova

    Tuttavia, a differenza delle api da miele, ci sono ancora limitate conoscenze sulla biologia delle specie di api solitarie, oltre che sulle interazioni tra le specie di impollinatori e le cause della loro scomparsa. Proprio su queste affascinanti tematiche si è concentrata la ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Padova, Prof. Lars Chittka, Dott.ssa Ana Híjar-Islas (Queen Mary University of London, Londra, UK) e il responsabile del progetto, Dott. Olli Loukola (University of Oulu, Oulu, Finlandia), che attraverso un lavoro in campo hanno studiato come le api solitarie utilizzano le informazioni di specie di api diverse con le quali condividono lo stesso ambiente per costruire il proprio nido.

    Api solitarie ma socievoli

    Spiega il dottor Elia Gatto, ricercatore del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova: «La maggior parte degli studi sulle api riguarda le specie sociali che vivono in alveare, dove risiede una regina assieme alle operaie. Ciò non ancora conosciuto è che la maggior parte delle specie di api selvatiche sono solitarie, cioè “madri single” in cui ogni individuo femmina costruisce il proprio nido, oltre a essere tra le principali specie di impollinatori. Nonostante le specie di api solitarie si prendano cura del proprio nido, risulta interessante il fatto che tali nidi si trovano in aggregazioni, spesso da più specie di api diverse che risiedono in stretta vicinanza l’una con l’altra.

    Cosa fanno le api selvatiche?

    Nel nostro studio scopriamo che prima di scegliere dove costruire il proprio nido, queste api ispezionano attentamente altri nidi alla ricerca di indizi che segnalano la presenza di parassiti, per assicurarsi che la loro stessa covata non cadrà preda di questi parassiti. Se le api notano tali segni, tendono a stabilire i propri siti di nidificazione più lontano. Dall’altra parte, se la zona sembra essere sicura, queste tendono a costruiscono i nidi accanto». Inoltre, le api solitarie appaiono sorprendentemente intelligenti quando fanno questo tipo di valutazioni. Durante le ispezioni, non solo notano i segni indicanti la presenza di parassiti, ma prestano attenzione a eventuali segnali nelle vicinanze che potrebbero essere collegati ai parassiti stessi.

    Valutazioni

    Nello studio sono stati posizionati simboli astratti (cerchi o triangoli) accanto ai nidi parassitati, scoprendo come le api ricordano l’associazione tra simboli e stato del nido visitato, evitando di conseguenza i simboli indicanti la presenza di parassiti. Questi risultati rivelano come, sebbene queste api solitarie non abbiano una vera e propria vita sociale, sono incredibilmente intelligenti e attente alle informazioni circostanti, studiando e interpretando le attività di altre specie che condividono lo stesso ambiente. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Animal Biology” come importante punto di riferimento nello studio di queste specie ancora poco conosciute e nella sensibilizzazione sulla loro importanza per l’ambiente e per l’uomo.

    Di Elena Fraccaro10 febbraio 2020
    Visualizzazioni172Visualizzazioni
    Condividi

    Gli ultimi articoli

    PROTEGGIAMO LE API